Cari amici, quest’anno ricorre il 10º anniversario della pubblicazione del mio romanzo di esordio, Lo Scrigno di Ossian. Il libro nel corso degli anni è diventato un ebook bestseller su Amazon. Abbiamo voluto festeggiare questo successo e l’evento con una terza edizione cartacea riveduta e ampliata, in paperback e dal prezzo contenuto. Tra le novità di questa nuova edizione, una mia introduzione (presente anche nella versione ebook) e l’approfondimento di alcuni episodi e personaggi minori.
Voglio però rassicurare i lettori delle precedenti edizioni: nessun cambiamento sostanziale,solo alcuni ampliamenti che non vanno a compromettere in alcun modo la struttura fondamentale del romanzo. Quelli però che hanno già letto il libro e vorranno rileggerlo per godersi le novità di questa terza edizione, potranno inviarmi una fotografia o una fotocopia della prima pagina del primo capitolo “Il sosia” (non della copertina) tratta dal volume in loro possesso, e sarò lieta di spedire loro in omaggio una copia di questa nuova edizione.
La foto (o la fotocopia) andrà inviata aquesto indirizzo, completa del recapito di spedizione. L’offerta è riservata esclusivamente ai lettori delle precedenti edizioni dello Scrigno di Ossian, in possesso di una copia cartacea del romanzo.
Lucania 1937 – Germania 1938. Respinto dalla donna amata, deciso a dimenticarla per sempre, il giovane pianista Andrea Ligerio si trasferisce in Germania per proseguire i suoi studi di piano. Qui conosce Philipp von Rosenberg, denominato “il Duca”, potente e generoso protettore di artisti, che, con l’intento di favorirne la carriera, lo introduce nel suo castello di Werdenstein. Ma una volta entrato a Werdenstein, circondato da una corte stravagante e fastosa, il giovane scoprirà che non è così facile uscirne e che quel luogo, apparentemente incantevole, cela in realtà un segreto mortale. Nel vortice di una vita sfrenata, fatta di piaceri e di vizi, fra intrighi politici, occulti riti d’iniziazione e passioni proibite, Andrea, bello e innocente, smarrisce se stesso e perde la purezza, precipitando così in un’inarrestabile discesa agli inferi.
Il romanzo è gia disponibile per l’acquisto a euro 10,00 sul sito diAmazon.it.
Dettagli prodotto
Copertina flessibile: 320 pagine
Editore: Nemo Editrice (Nuove Edizioni Milano Ovest). Terza edizione (2016)
se vi piacciono i libri GRATIS, eccone subito uno per voi :-) Werdenstein figura da mesi fra i BEST SELLER di Amazon nella Narrativa storica e nelle Saghe: e oggi l’ebook gratuito del primo episodio è al primo posto della classifica in “Miti saghe e leggende”.*
Un grazie a tutti quelli che lo hanno letto e apprezzato.
Potete scaricarlo gratuitamente sul sito di Amazon** a questo link:
Vi ricordo che l”offerta è valida per un periodo di tempo limitato: perciò coglietela al volo!
Nel caso in cui aveste domande, idee o suggerimenti, vi invito a scrivermi senza esitazioni sulla mia email personale, presso cui potrete anche lasciare un commento o una recensione: sarebbe davvero molto apprezzato!
A presto e buona lettura!
Carmen Margherita Di Giglio
LA TRAMA
GERMANIA 1907-1938. Da moglie e madre sottomessa e infelice, Helèna von Waldenburg si trasforma in donna forte e trasgressiva. È lei “il genio”, la creatrice di Werdenstein, fra le cui mani tutto sembra fiorire. Donna d’affari audace e ambiziosa, eterna rivale del marito, il gelido opportunista Heinrich von Rosenberg, ufficiale dell’esercito tedesco, Helèna è anche madre di Philipp (il tragico duca de “Lo scrigno di Ossian”), su cui riversa tutto il suo amore: amore assoluto, amore disarmante, amore profondo e totalizzante… ma non amore materno. Dietro le mura dorate del castello di Werdenstein si nasconde, infatti, un inconfessabile segreto: l’ultimo tabù dell’umanità, da sempre tenuto sepolto agli occhi delle folle, innominabile e intoccabile anche ai nostri giorni…
Attraverso una scrittura raffinata e intensa che non risparmia nulla al lettore, passando dai toni della saga familiare a quelli del giallo e del romanzo storico-politico, l’autrice delinea il ritratto di una società decadente – quella che dalla Germania di Guglielmo II condurrà alla follia del Terzo Reich − e apre uno squarcio sul tema delle contraddizioni esistenziali, delle degenerazioni erotiche che sottostanno all’ideologia nazista e su alcune delle tematiche più scottanti dell’umanità: l’incesto madre-figlio, l’innocenza e la colpa, l’eterno femminino e l’esistenza di Dio.
Werdenstein ebook è suddiviso in 6 episodi:
1- Il regno segreto
2- Il mistero dell’abate Alexander
3- La duchessa
4- Il crepuscolo della dea
5- Notte dei Lunghi Coltelli
6- Lo scrigno
CARMEN MARGHERITA DI GIGLIO
Scrittrice, traduttrice, docente di canto lirico e soprano, è autrice dei romanzi “Lo scrigno di Ossian“, “Werdenstein” (entrambi #1 ebook Bestseller Amazon 2014-2015 nelle categorie Azione e avventura e Miti saghe e leggende) e “La contessa di Calle” (ebook Bestseller Amazon 2014-2015 in Narrativa storica e Horror). Carmen ha tradotto e pubblicato per Nemo Editrice: “La chiave d’oro” di Emmet Fox, “Il metodo scientifico per diventare ricchi” di W. D. Wattles, “La porta segreta del successo” e “Il magico sentiero dell’intuizione” di Florence Scovel Shinn, prima edizione in Italia (2014), ognuno dei quali si è collocato nei top 10 ebook bestseller di Amazon per il self-help e il raggiungimento del successo. Altre sue pubblicazioni: “La porta alchemica” (poemetto esoterico) e “Sogno di una notte di pieno inverno” (racconto mistery), entrambi illustrati con le immagini di William Blake.
**L’offerta è valida per un periodo di tempo limitato.
* La classifica è riferita alle ore 10.00 del 15/06/2015.
Il Nazismo strumentalizzò la cultura wagneriana dominante per penetrare nello spirito delle classi borghesi erudite. Il più importante saggio di Thomas Mann, “Sofferenza e grandezza di Richard Wagner “, rappresenta il tentativo di offrire un’alternativa alla versione ufficiale che considerava Wagner il “santo patrono del solipsismo tedesco”. “Mann cercò invece di dare una visione artistica, cosmopolita e psicologica del compositore.
La parola “dilettantismo” nei confronti di Wagner fu sufficiente a creare agitazione nell’intero establishment wagneriano. Nel marzo del 1933, “la città wagneriana di Monaco di Baviera levò una protesta” nei confronti Thomas Mann, accusato di intorbidare la reputazione dei “giganti culturali tedeschi”. La protesta fu sollevata in primis dal successore di Bruno Walter, Hans Knappertsbuch, e firmata – tra gli altri – da Hans Pfitzner e Richard Strauss. In realtà fu la cultura musicale borghese di Monaco, e non le autorità naziste, ad allontanare Thomas Mann dalla Germania (e addirittura in nome di Wagner!). I nazisti lodarono la “volontà del popolo” con gioia sardonica. La “ex-comunicazione nazionale ” fu un trauma mortificante, il peggiore che uno scrittore abbia mai sperimentato da parte del pubblico tedesco, e, come per la vicenda di Bruno Walter, una motivazione significativa per la stesura del “Doctor Faustus”, un romanzo sulla connessione tra musica e politica.
La musica, più di ogni altra forma d’arte, fu al servizio dell’immagine culturale dei nazisti. Il Festival di Bayreuth era una vera e propria vetrina per il Terzo Reich. I concerti di Wilhelm Furtwängler raggiungevano gli ascoltatori di tutto il mondo. Anche Thomas Mann, l’emigrante, si aggrappava alla sua radio, benché nutrisse alcuni scrupoli: “Non avremmo dovuto ascoltare, non avremmo dovuto porgere il nostro orecchio alla truffa”, scrisse nel suo diario dopo una trasmissione del “Lohengrin” nel 1936. Per lui Wilhelm Furtwängler era l’esempio più potente dell’artista che pensa di poter custodire la cultura in un vuoto politico. E la raffigurazione dell’arroganza musicale tedesca era espressa da dichiarazioni del tipo “nessuna vera sinfonia è mai stata scritta da un non-tedesco».
Hans Rudolf Vaget sostiene che fu un errore contrapporre a Thomas Mann il mediocre scrittore Frank Thiess nel dibattito sull’”emigrazione interna”: in realtà sarebbe stato molto più adeguato Furtwängler, il “rappresentante emblematico” di tutti coloro che si erano adattati. Sebbene intimamente si opponesse al regime, il direttore d’orchestra si identificava con la Germania bellicosa e “tragicamente” decadente. Allo stesso tempo aiutava i perseguitati, e mantenne sempre aperti i contatti con i suoceri ebrei di Thomas Mann. Egli visitò i Pringsheim nel corso dell’anno 1937-1938, dopo che erano stati scacciati dal loro palazzo di Monaco di Baviera; il “dolce Willi” trascorse “ben due ore e mezzo” con noi, come Edvige Pringsheim riferì alla figlia Katia a Zurigo . Ma Thomas Mann era scettico a tale proposito. Egli considerò i quindici minuti di standing ovation che Furtwängler ricevette dopo il suo primo concerto nel dopoguerra a Berlino, come una prova di incorreggibilità politica.
Il critico musicale Joachim Kaiser si chiede: “Può il destino di Adrian Leverkühn, può la vita e il crollo di un compositore paralizzato e fatalmente brillante rappresentare in modo convincente o plausibile il crollo della Germania di Hitler?” E se lo chiede in modo tale che l’unica risposta possibile è “no”.
In realtà non vi è alcuna analogia allegorica tra Leverkühn e la Germania nazionalsocialista. Hans Rudolf Vaget interpreta piuttosto la raffigurazione del rapporto tra musica e politica presente nel romanzo nel senso di “anticipazione”. Il tentativo da parte di Leverkühn di eliminare il “non-tematico” da una composizione, nella ricerca di un”organizzazione perfetta” del materiale musicale, è una prefigurazione degli aspetti totalitaristici del Terzo Reich. Per Vaget, “anticipazione” significa che la ricettività collettiva al nazionalsocialismo è già evidente nello sviluppo culturale dell’epoca precedente – la “mentalità del periodo di incubazione “.
In questo senso, il “Doktor Faustus” analizza la profonda crisi della musica tedesca nell’era post-wagneriana. “Finis musicae”, la parola d’ordine che circolava all’inizio del 20° secolo, esprimeva perfettamente la preoccupazione che la grande tradizione musicale tedesca potesse essere prossima alla fine. Quando e come sarebbe stato più possibile un salto innovativo sul modello del “Tristano”?
Con la sua apertura verso nuove forme, il romanzo di Mann sulla musica affronta, inoltre, la tematica della necessità di garantire sicurezza a tutto il mondo, anche se questo significa far ricorso a mezzi demoniaci. Adrian Leverkühn mira a una “Führerschaft” o “leadership” musicale – una conquista del mondo attuata dal genio. Egli vuole “aprire una breccia fra le ingombranti difficoltà dell’epoca” e “sconfiggere l’avanzata della marcia.” Da questo punto di vista, Thomas Mann comprendeva Schönberg meglio del suo consulente musicale Theodor Adorno, che considerava invece più importanti le tendenze oggettive della “materia musicale”. In realtà Schönberg aveva parlato di composizione basata sul sistema dodecafonico in senso totalmente Leverkühniano e con un certo grado di arroganza faustiana: “Ho fatto una scoperta che assicurerà il predominio della musica tedesca per i prossimi cento anni”. Pertanto, mentre Leverkühn ha poco in comune con i discorsi proto-fascisti degli intellettuali di Monaco, il compositore è invece un “Maestro di origine Germanica” (cit.) che non solo prende parte al concetto di superiorità musicale tedesca, ma ne è l’incarnazione.
Nel 1948, riascoltando l’ultimo atto dell'”Oro del Reno”, Thomas Mann osservò: “Per quest’unico brano darei tutta la musica di Schönberg, tutti i Berg, i Krenek e i Leverkühns.” Non c’è da meravigliarsi se il romanzo è stato accusato di essere un po’ ipocrita – Thomas Mann permette che Leverkühn componga una musica che diverge dai suoi gusti musicali! È strana quest’obiezione: perché mai presupporre che la raffigurazione delle cure mediche nella “Montagna incantata” rifletta il desiderio di Thomas Mann stesso per tali cure, e perché invece ritenere che gli altri campi della conoscenza presenti nei suoi romanzi siano basati su un senso soggettivo della credibilità?
No, Mann non amava particolarmente ascoltare musica dodecafonica, ma ne apprezzava la sfida estetica, l’attrattiva intellettuale – e l’utilità letteraria. Così si lasciò stimolare da Adorno, che conferisce a certi passaggi del romanzo una forte spinta nella direzione della “dialettica negativa”, altrimenti piuttosto estranea alla comprensione musicale di Mann. Il capitolo Kretzschmar sulla Sonata per pianoforte di Beethoven Opera 111 è stato il primo ad essere influenzato da Adorno, e Joachim Kaiser – sebbene impressionato dal talento di Mann nel descrivere la musica – lo accusò di compiere errori fondamentali. L’equilibrio mentale del suo “Consigliere Segreto” doveva essere parso alquanto discutibile allo stesso Mann. Si potrebbe dedurre, dal modo in cui alla fine Mann inserisce Adorno nel suo romanzo quale incarnazione del diavolo, che costui fosse “un intellettuale che compone musica egli stesso, ma solo fino al punto in cui glielo permette la sua capacità di pensare.” Una riflessione piuttosto maligna, che colpiva un nervo scoperto: le composizioni musicali di Adorno non avevano mai soddisfatto le sue aspettative.
Il Modello dell'”anticipazione” proposto da Hans Rudolf Vaget è convincente, sebbene celi le lacune concettuali presenti nel “Doctor Faustus”. Sia Leverkühn che la Germania nazista cercarono di fare un patto col diavolo, ma Leverkühn è tutt’altro che un wagneriano fascista. Egli è un compositore che sotto Hitler sarebbe stato certamente ostracizzato quale “bolscevico culturale”, ciò che confonde anche i critici più intelligenti. Ogni parallelismo tra musica e romanzo tedesco proposto da Mann resta dunque problematico – e, proprio per questo, interessante, perché non potrà mai generare interpretazioni pienamente armoniose.
Wolfgang Schneider, scrittore, vive a Berlino. E’ l’autore del libro su Thomas Mann “Lebensfreundlichkeit und Pessimismus. Thomas Manns Figurendarstellung”
Se volete potete distribuire liberamente questo testo in maniera non commerciale e gratuitamente, conservandone l’integrità, comprese queste note, i nomi degli autori e il link https://carmendigiglio.wordpress.com
Spesso amici e conoscenti mi hanno chiesto di leggere in pubblico un capitolo del mio romanzo “Werdenstein” (Profezia dello Scrigno – Nemo Editrice 2010). Dal canto mio avevo pensato, tuttavia, non alla solita lettura in teatro o in biblioteca, ma a qualcosa di più “tecnologico”… un video insomma. Ed eccolo finalmente online.
Il video è stato registrato in questi giorni con mezzi semplici e poco sofisticati. Nonostante alcune imperfezioni tecniche dell’audio, il risultato mi è parso comunque accettabile e ho preferito offrirvelo in occasione di queste feste, piuttosto che attendere altri mesi per la sua realizzazione. Lo trovate su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=-nxIVWBbkvI e su Vimeo: http://vimeo.com/18223140
Si tratta di un “duetto” tra due personaggi maschili: il giovane Philipp von Rosenberg, protagonista del romanzo, e l’abate Alexander, priore dell’abbazia di Werdenstein e responsabile di una misteriosa commissione d’inchiesta facente capo al collegio di Bad Löwenfeld di cui Philipp è allievo.
Ringrazio gli Amici che mi hanno aiutato a realizzarlo e che mi hanno supportata con il loro appoggio e il loro entusiasmo.
Nei racconti e nei romanzi di Mann, la musica di Wagner risuona nel punto centrale di ogni sconvolgimento. Essa infonde una deliziosa carica di adrenalina nei personaggi “stanchi di vivere” presenti nelle prime opere letterarie, offrendo una promessa di volo e di libertà. Ed è dotata di un potere di seduzione mortale. Sia nel “Piccolo signor Friedemann” che in “Tristano” o nei “Buddenbrook“, ogni qualvolta viene eseguito Wagner, la paralisi della volontà, la disgregazione e la fine sono prossime.
“Può ridurre l’aspettativa di vita e riattivare sentimenti repressi.” Avvertimenti del genere dovrebbero essere stampati su ogni biglietto del “Tristano”. L’argomentazione generale di Mann contro la musica è espressa da Ludovico Settembrini, personaggio de “La montagna incantata“, il quale paragona i suoi effetti a quelli dell’”oppio”.
Fin dall’inizio, influenzato dalla critica di Nietzsche a Wagner, Thomas Mann sviluppò soprattutto le implicazioni politiche del tema, promuovendo una cultura del sospetto nei confronti della musica stessa. Di tanto in tanto, descriveva così anche il proprio rapporto con la musica, ad esempio quando in una lettera scrisse che era felice di aver perso le rappresentazioni di Wagner a Bayreuth: “Io sono inerme nei confronti della musica di Wagner. Sono sicuro che se avessi visto il ‘Parsifal’ non avrei potuto scrivere una riga per almeno due settimane. “Parole stupefacenti e non particolarmente credibili da parte di un autore che considerava la musica un elisir di vita e una fonte inesauribile di stimolo nel lavoro.
Egli fa “così tanta musica, quanta se ne può legittimamente fare senza far musica”, disse una volta. La sua ambizione era quella di creare “buone partiture“. In tal senso, l’uso wagneriano del leitmotiv era il suo modello. Sebbene il leitmotiv possa sembrare statico e stereotipato quale mezzo di caratterizzazione esterna, l’intreccio wagneriano permette un’esperienza più dinamica del tempo con l’alludere continuamente ad esso e con l’incorporare elementi del futuro e del passato, puntando al di là della consapevolezza del presente dei suoi personaggi. I passaggi di riflessione e di abbinamento dei motivi sono – secondo l’acuta espressione di Ernst Bloch – “soste nella conduzione della trama” durante il corso drammatico-musicale degli eventi.
Thomas Mann adottò tale procedura compositiva, e ciò coinvolge soprattutto la “musicalità” del suo stile narrativo. Egli considerò il linguaggio orchestrale di Wagner una scuola dell’ambivalenza nel suo più profondo significato. Oltre agli elementi formali, molti dei racconti di Mann hanno riferimenti espliciti a Wagner nel loro contenuto. “I Buddenbrook”, per esempio, è una replica dell’Anello del Nibelungo, sebbene il racconto mitico sia trasferito in un’ambiente borghese. Il primo libro adombra “L’Oro del Reno”: lì la famiglia degli dèi prende possesso di un castello nel Valhalla, qui invece ci sono i Buddenbrook a occupare la casa di Mengstrasse a Lubecca. Appaiono i conflitti: lì i giganti pretendono un rimborso per il loro lavoro di costruzione, qui Gotthold Buddenbrook chiede il pagamento per i servizi resi. Oro e “soldi”, Gold und Geld (dove “Geld” è il corrispettivo tedesco della parola “soldi”), sono al centro di entrambe le vicende.
Una prassi obbligatoria del romanzo realistico consiste nel ridicolizzare l’illusione scenica del teatro d’opera e nello sgonfiare la sua aria teatrale. Neppure Thomas Mann è estraneo a questa procedura quando descrive il teatro d’opera. Il cantante che interpreta Siegfried può essere “un uomo dalle guance rosee, con una barba color pane”, mentre un Hunding dalle gambe storte può fissare lo sguardo sul pubblico “con occhi di bufalo”. Tuttavia, la magia del “dramma interiore” resta intatta.
Le serate all’opera sono descritte come rituali sociali sia nei libri di Flaubert che in quelli di Tolstoj e di Henry James, i quali non si occuparono tanto di musica, quanto di giovani donne da marito, fornendo lo scenario per il loro ingresso in società. I simboli sociali sono studiati con il binocolo da teatro. Questo vale anche per certe descrizioni che Mann fa del teatro d’opera. Ma in Mann c’è un movimento in direzione opposta, verso l’interiorità: Thomas Mann giurava continuamente di provare “ore di profonda, solitaria felicità in mezzo alla folla del teatro d’Opera.”
Egli ereditò dalla madre la sua passione per la musica. Ludwig Ewers, un giornalista amico dei Mann, scrisse che Julia Mann “non era solo una pianista, ma possedeva anche una voce piena e chiara di mezzosoprano con cui dilettava i suoi bambini.” Il “Lohengrin” al Teatro comunale di Lubecca rappresentò l’iniziazione musicale del diciassettenne Thomas Mann – e cambiò la sua esistenza.
Per tutta la vita, Mann andò regolarmente a concerti e opere liriche e trascorse molte ore di riflessione solitaria con il suo giradischi. James Meisel, il suo segretario a Princeton, descrisse perfettamente il delinearsi della devozione musicale sul volto dello scrittore: “È uno spettacolo vedere come ascolta’ Tristano ‘e’ Götterdämmerung ‘. Il suo viso, di solito così controllato, si lascia progressivamente andare e diventa morbido, dolce, pieno di dolore e di gioia.”
Tutto iniziò nel 1920 con un grammofono di eccellente qualità che egli trovò un giorno nel “Villino”, il rifugio sul lago di Starnberg, dove si rintanava a lavorare lontano dai suoi numerosi bambini. Ascoltava rapito e decise subito di trovare un posto per la scatola magica ne “La montagna incantata”. Presto, anche Hans Castorp cadde in ginocchio davanti a un grammofono “Polyhymnia” caricandovi su i suoi dischi preferiti. Le arie dall’ “Aida” e dalla “Carmen“, che ascoltava più e più volte, sono proiezioni di ruoli, riflessi sottili della sua condizione tra l’arrogante Peeperkorn, il coraggioso cugino Ziemssen e la seducente Clawdia Chauchat.
Gli esperti di Thomas Mann amano in particolar modo il capitolo sulla musica ne “La montagna incantata”. Nella maggior parte delle opere di Mann, il mondo moderno non gioca un ruolo importante – niente masse democratiche, niente grandi città frettolose e frenetiche. Questo ruolo invece è assunto dal… giradischi! Per tutta la vita Thomas Mann sentì il bisogno di verificare la sua comprensione della musica avvalendosi gli esperti e si circondò di mentori musicali. Forse il suo unico vero amico fu il suo vicino di casa a Monaco di Baviera, Bruno Walter, uno dei più grandi direttori d’orchestra dell’epoca. Quando il direttore entrava nella carrozza reale, lo scrittore spesso gli sedeva accanto. I posti in teatro riservati a Walter, vennero spesso messi a disposizione di Mann e della sua famiglia. I suoi gloriosi sogni d’infanzia di diventare un “direttore” (il direttore d’orchestra è presentato con umorismo nella novella “Il pagliaccio”) si erano quasi avverati. Stando insieme a Bruno Walter, poteva quasi assumere la parte del direttore d’orchestra “gioia della creazione”.
Mann, però, fu anche testimone della fatale connessione tra musica e politica che caratterizzò l’ostilità populista antisemita contro Bruno Walter. “La tradizione wagneriana di Monaco nelle mani di un Ebreo!” – era questa la motivazione per tanta ostilità. Il direttore d’orchestra era accusato di “interpretazione non-ariana”. I nazisti e lo stesso Hitler riuscirono a scaccialo. Nel 1923, Walter annunciò le sue dimissioni. Successivamente, la stampa populista scrisse a proposito dell’esilio del direttore d’orchestra: “Il fatto che il grande potere sia finalmente riuscito a mettere al tappeto gli ebrei, è una “vittoria per la Germania!” (CONTINUA)
Wolfgang Schneider, scrittore, vive a Berlino. E’ l’autore del libro su Thomas Mann “Lebensfreundlichkeit und Pessimismus. Thomas Manns Figurendarstellung”
Se volete potete distribuire liberamente questo testo, in maniera non commerciale e gratuitamente, conservandone l’integrità, comprese queste note, i nomi degli autori e il link https://carmendigiglio.wordpress.com
Ecco la prima parte di un articolo di Wolfgang Schneider che tradussi nel 2010. L’articolo era originariamenteapparso in tedesco sulla rivista Literaturen del Luglio-Agosto 2007. A quanto mi risulta, si tratta della sua prima (e probabilmente unica) traduzione in italiano: ma il suo valore meritava l’impegno.
Nella storia della letteratura Thomas Mann è considerato l’autore più ossessionato dalla musica. I suoi poteri descrittivi erano al meglio quando scriveva di argomenti musicali. Ma i musicisti hanno sempre contestato le sue dichiarazioni in tale ambito. Come mai? Per Mann, la musica – la musica romantica in particolare – è la “maga delle anime “- ma, probabilmente, con esiti molto oscuri. La chiave argomentativa del “Dr. Faustus” sta nel sostenere che la Germania non avesse disceso la china della barbarie nazionalsocialista “in contraddizione” alla sua cultura musicale classica, ma piuttosto “nell’evocazione” di essa. E questo non solo perché Adolf Hitler era un fanatico di musica e un fan di Wagner…
Tutti coloro che hanno parlato del “Terzo Reich” e di tutto ciò che è venuto prima sono stati costretti a parlare anche di musica. Ai musicisti non piace che lo si dica. Questa prospettiva è stata reputata molto plausibile da Hans Rudolf Vaget (uno dei più profondi esperti di Thomas Mann), nelle quindici indagini contenute nel suo libro “Thomas Mann e la Musica” – senza dubbio uno testi migliori e con più fonti informative sull’argomento.
Vaget sottolinea come, in Germania, la musica dominasse su tutte le arti sin dal 1800. Essa era parte dell’alta cultura della nazione. Essere tedesco significava appartenere alle stessa razza di Bach, Beethoven e Richard Wagner. Al tempo stesso, sin dal Romanticismo, prevaleva la nozione che la musica fosse la più alta espressione dell’«anima tedesca».
La coscienza Imperialistica ha bisogno di cultura per giustificare le sue pretese egemoniche. Nulla era più utile a questo scopo del cosiddetto “corteo trionfale” della musica tedesca nel mondo intero. In tale ambito, la Germania occupava una posizione di supremazia, e ciò era motivo di orgoglio patriottico anche per il più antimusicale dei tedeschi. Oltre all’idealismo, la vita musicale tedesca – a cominciare dal più modesto musicista dilettante, fino ai circoli canori, ai cori maschili e allo studio della musica – era intrisa di una “mentalità potenzialmente aggressiva”.
Thomas Mann stesso diede un grande contributo all’idolatria nei confronti della musica tedesca, prima ancora di affrontare criticamente la questione nel “Doctor Faustus”. Una delle linee chiave di pensiero nel suo “Considerazioni di un impolitico,” scritto durante la Prima Guerra Mondiale, sta nel ritenere che la cultura tedesca musicocentrica avesse separato il paese dall’Occidente, obbligandolo a difendere la propria individualità con la guerra. Nel 1917, Mann reagì manifestando un risoluto entusiasmo verso l’opera di Hans Pfizner, “Palestrina“, lavoro parsifalesco dell’ultimo Romanticismo, che sembrò finalmente confermare ancora una volta il primato della Germania e la sua leadership musicale. E il compositore preferito di Mann, Richard Wagner, era uno di quelli che avevano contribuito a questo primato. Wagner stesso lo aveva definito col termine di “conquista del mondo artistico”. “Cinquanta anni dopo la morte del Maestro, l’intero globo si cullava al suono di questa musica ogni sera”.
La paura di aprire l’argomento “Thomas Mann e Wagner” ha prevalso per lungo tempo. In parte a causa delle contaminazioni ideologiche; in parte a causa del fatto che il wagnerismo era considerato un ostacolo nel momento in cui si trattava di collocare Thomas Mann all’interno del modernismo. Difatti, per molti, Richard Wagner rappresentava gli abissi del 19° secolo nella sua forma più inquietante: enfasi, sfarzo musicale, draghi nazionalistici e vecchio espansionismo tedesco. Pensate al satirico “Lohengrin” raffigurato in “Der Untertan” (Il suddito) di Heinrich Mann“.
Thomas Mann, però, aveva sempre fatto distinzione fra teatralità scenica wagneriana e autentico dramma interiore. Per lui questo lato introspettivo rappresentava “il vero Wagner“. L’interiorizzazione della narrativa, che tanto ha caratterizzato lo sviluppo della letteratura moderna, fu radicalmente ispirata da queste caratteristiche dell’opera di Wagner, raggiungendo il suo culmine nella tecnica del dialogo interiore del wagneriano James Joyce. Ecco, quindi, molteplici collegamenti progressivi. Come affermava Nietzsche, “Wagner riassume la modernità. Non c’è via d’uscita, si deve prima diventare wagneriani”.
Wolfgang Schneider, scrittore, vive a Berlino. E’ l’autore del libro su Thomas Mann “Lebensfreundlichkeit und Pessimismus. Thomas Manns Figurendarstellung”
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