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Definito dalla critica «il più bel racconto italiano del secondo ‘800», Senso di Camillo Boito fa parte della raccolta Nuove Storielle Vane, pubblicata nel 1883. La vicenda è nota al grande pubblico grazie alla trasposizione cinematografica di Luchino Visconti: la trentanovenne contessa Livia rievoca nel suo diario una relazione d’amore dei suoi ventidue anni con un giovane soldato dell’esercito austro-ungarico, Remigio Ruiz (da Visconti ribattezzato Franz Mahler).

Se Visconti conferisce importanza centrale all’aspetto storico della vicenda (siamo alla vigilia della battaglia di Custoza, e nel film Livia collabora con i patrioti italiani congiurando al fianco del cugino Ussoni), Boito mette da parte istanze patriottiche e motivazioni politiche per focalizzare l’attenzione del lettore su ben altre tematiche. Il racconto è difatti tutto imperniato sulla centralità della “bellezza”, elemento costante nella produzione letteraria boitiana (vedi ad esempio le novelle Un corpo e Baciale ‘l piede e la man bella e bianca, entrambe facenti parte della raccolta «Storielle Vane» pubblicata da Treves nel 1876). E proprio qui sta il lato sorprendente, l’assoluta modernità della narrazione: non la convenzionale e abusata bellezza femminile, che sebbene decantata attraverso lo specchio della contessa, è colta nella sua prima decadenza; ma la conturbante bellezza maschile, concupita, posseduta, contemplata attraverso l’occhio di una donna.

«…Mi parve fatto di marmo tanto era candido e bello» scrive la contessa Livia nel suo diario; «ma il suo ampio torace si agitava per il respiro profondo, e i suoi occhi celesti brillavano, e dai capelli biondi cadevano le gocciole come pioggia di lucenti perle…». La bellezza dell’amante è in grado di ispirarle una violenta passione all’interno di uno spregiudicato gioco di contrasti; cosicché, tanto più l’animo dell’uomo si degrada in debolezze, bassezze e meschinità, tanto più il suo corpo le appare bello e vigoroso ed esalta in lei l’ardore dei sensi, dando vita a una dinamica interiore di luci e ombre che sembra concettualizzare certe impressioni cromatiche pittoriche care all’autore: « Mi piaceva in quell’uomo la stessa viltà. – Scrive ancora Livia: – Quando esclamava: – Ti giuro, Livia, non amerò e non abbraccerò mai altra donna che te – io gli credevo; e, mentre egli mi stava innanzi ginocchioni, lo guardavo adorando, come fosse un Dio. […] La perfetta virtù mi sarebbe parsa scipita e sprezzabile al paragone de’ suoi vizii; la sua mancanza di fede, di onestà, di delicatezza, di ritegno mi sembrava il segno di una vigoria arcana, ma potente, sotto alla quale ero lieta, ero orgogliosa di piegarmi da schiava. Quanto più il suo cuore appariva basso, tanto più il suo corpo splendeva bello».

Il contrasto trova il suo culmine nell’ultima scena della novella: dopo aver denunciato per diserzione il suo giovane amante, Livia lo vede a avviarsi alla fucilazione al fianco di un altro condannato a morte. Nel raffronto con l’altera dignità di quest’ultimo, che incede fiero, Remigio, singhiozzante, l’affascina nella sua viltà, e l’immagine del suo corpo statuario, piegato dalla paura, riaccende in lei un’ultima fiamma di perversa eccitazione.

Livia, dunque, non è l’eroina caduta del film viscontiano; e non è neppure vittima sino in fondo del morboso sentimento che esibisce con caparbietà fino alla conclusione. Insomma non le appartengono le lacrime e il pentimento che si è soliti associare a certi personaggi femminili. Se c’è qualcosa che riesce a scalfire il cinismo della protagonista boitiana non è un uomo, non è la passione, ma il tempo. Sotto quest’aspetto essa precorre la marescialla di Hoffmanstall musicata da Strauss nel Rosenkavalier, ma non ne possiede la delicata grazia da tramonto autunnale, né potrebbe mai proferire con rassegnata levità guardandosi allo specchio: «Il tempo: un affare bizzarro!» (Die Zeit, die ist ein sonderbar Ding!).

Livia non si rassegna, e al termine del racconto siamo quasi sicuri che l’avrà vinta, a modo suo, anche sul trascorrere delle ore.

Carmen Margherita Di Giglio

Prefazione a “Senso” di Camillo Boito per l’edizione 2012 Nemo Editrice in vendita su inMondadori: http://www.inmondadori.it/Senso-Boito-Camillo/eai978889025079/